Vi siete mai chiesti perché le poesie, nella loro apparente semplicità, riescono a trasmetterci così tante emozioni? Alda Merini, poetessa dalla grandissima empatia, riesce a spiegare in pochi versi la vera essenza della poesia. Nella poesia “I poeti lavorano di notte”, ci parla della sensibilità con cui lei, e tutti gli artisti che condividono la sua passione, percepiscono il mondo.
I poeti lavorano di notte
quando il tempo non urge su di loro,
quando tace il rumore della folla
e termina il linciaggio delle ore.
I poeti lavorano nel buio
come falchi notturni od usignoli
dal dolcissimo canto
e temono di offendere Iddio.
Ma i poeti, nel loro silenzio
fanno ben più rumore
di una dorata cupola di stelle.
Alda Merini ci fa immergere in un’atmosfera notturna, silenziosa e solitaria, in cui la dinamicità e la frenesia delle nostre giornate diventano tranquillità senza tempo. La notte, perciò, non indica solo il momento della giornata, ma anche la condizione di quiete dell’anima. Tutto si sospende: la pressione e lo stress che caratterizzano la nostra società ora smettono di condizionare i loro pensieri. I poeti vengono paragonati a falchi e usignoli grazie alla loro capacità di osservare il mondo e cantare ogni sua caratteristica, che sia positiva o negativa, con la stessa delicatezza di chi riesce a spingersi oltre le apparenze.
Danno un’interpretazione inedita a ciò che li circonda, ed è proprio questo il motivo per cui, secondo me, quei sentimenti genuini ci arrivano dritti al cuore. Ed è così che, nel silenzio descritto precedentemente, l’unica cosa che si fa sentire è la loro anima. Soprattutto nella nostra epoca, dove spesso la visione materialistica delle cose è quella più diffusa, dovremmo imparare a dare più importanza alle parole, ad ascoltarle e a comprendere il loro valore. Il mezzo più importante per farci sentire e per fare rumore è solo uno: la parola.